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Bruna Bertolo
dell’uomo, avido di un sapere che non potrà mai essere esplorato durante il corso di una vita. Figure che sembrano avvitarsi
Bellissima la linea infinita di libri che scorgiamo in primo piano ne Il libro di sabbia, che ci introduce in un altro fantastico e
ciò che si cerca, tante sono le stanze esagonali da esplorare nella Biblioteca di Babele: Gabriella Malfatti sembra far scaturire
dal fuoco della conoscenza quei simboli che ogni libro, capace di raccontare e di racchiudere in sé, apre alla ricerca infinita
mano goffa di un bambino che non si scorgerà più, e il mistero inquietante di quelle piccole illustrazioni che compaiono a
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“veridico” racconto di Borges: i simboli suggeriti dal potere di un libro le cui pagine sembrano spuntare e crescere senza
interruzione. Un libro infinito, ma in cui le cose appaiono e scompaiono, come quell’ancora disegnata a penna come dalla
La saggezza del mondo, nelle sue infinite possibilità, ma anche la consapevolezza che una sola vita non basterà mai per trovare
una tigre, Zahir fu “anche” una vena nel marmo di uno dei milleduecento pilastri della moschea di Cordova … ma Zahir in
arabo “vuol dire notorio, visibile” ed in questo senso” è uno dei novantanove nomi di Dio” e la “gente, in terra musulmana, lo
reale... E allora scatta quella ricerca del significato, della storia, nel tentativo di trovare una spiegazione… Zahir fu “anche”
Lo Zahir è solo una moneta da venti centesimi, ma il suo possesso diventa per Borges, io narrante, un’idea fissa, una psicosi:
«nulla aveva di particolare, salvo qualche graffio». Simbolo di ciò che dà ossessione, dipendenza, che allontana dal mondo
uomini”. Una pagina densa sul valore del denaro per indicare ciò che dà ossessione, dipendenza, fuori uscita dal reale che
Malfatti rappresenta simbolicamente nella sua personalissima creazione di oggetti e di volti che sembrano gridare la
usa «per gli esseri e le cose che hanno la terribile virtù di essere indimenticabili e la cui immagine finisce per render folli gli
attorno a quei libri dai segni infiniti, figure avide di cogliere il senso profondo che ogni libro racchiude in sé.
precarietà dell’uomo, simili a creature consumate dal loro stesso vivere...
giocare anche con i nostri pensieri. duemila pagine di distanza. Un tesoro, ma anche un oggetto da incubo in cui Malfatti ci inserisce con la sua capacità di «E la regina dette alla luce un figlio che si chiamò Asterione»: il tema del Labirinto, concepito come oggetto reale ma metafora potente della condizione umana, uno dei “classici” del corpus borgesiano, si rivela attraverso la rivisitazione di Malfatti ne La c